Regio VIII
Porta Marina
E’ la porta più recente e fu edificata forse nel II secolo a.C.. Fu costruita in calcare del Sarno e successivamente riparata. La porta presenta due passaggi a volta, chiusi con porte di legno: quello minore era riservato ai pedoni, l’altro ai veicoli. La forte pendenza e l’assenza dei caratteristici solchi lasciati dai carri nel selciato, fanno supporre che i trasporti di merci avvenissero da questo lato soprattutto con muli. A destra, vi era in origine una torre, inglobata successivamente nelle strutture della Villa Imperiale.
E’ la porta più recente e fu edificata forse nel II secolo a.C.. Fu costruita in calcare del Sarno e successivamente riparata. La porta presenta due passaggi a volta, chiusi con porte di legno: quello minore era riservato ai pedoni, l’altro ai veicoli. La forte pendenza e l’assenza dei caratteristici solchi lasciati dai carri nel selciato, fanno supporre che i trasporti di merci avvenissero da questo lato soprattutto con muli. A destra, vi era in origine una torre, inglobata successivamente nelle strutture della Villa Imperiale.
Villa Imperiale
La Villa Imperiale fu costruita alla fine del I secolo a.C. nell’area sottostante la terrazza del Tempio di Venere ed a ridosso delle mura presso Porta Marina. Era preceduta da un lungo portico di circa 90 metri e disponeva del salone più grande e sontuoso di Pompei (m. 6 x 7,50; alt. m. 8). Fu abbandonata a seguito del terremoto del 62 d.C..
La Villa Imperiale fu costruita alla fine del I secolo a.C. nell’area sottostante la terrazza del Tempio di Venere ed a ridosso delle mura presso Porta Marina. Era preceduta da un lungo portico di circa 90 metri e disponeva del salone più grande e sontuoso di Pompei (m. 6 x 7,50; alt. m. 8). Fu abbandonata a seguito del terremoto del 62 d.C..
Antiquarium
Ricostruito e riordinato nel 1948, sulle rovine del vecchio museo distrutto dai bombardamenti del 1943, presenta il quadro dello sviluppo storico di Pompei.
C’è una sezione dedicata alla città pre-sannitica, che raccoglie il materiale più antico della civiltà osco – campana della Valle del Sarno. Altre sezioni sono dedicate all’iconografia pompeiana e alla Pompei romana, con reperti che illustrano la vita economica e mercantile della città, strumenti di lavoro, materiale di officine e strumenti chirurgici.
Ricostruito e riordinato nel 1948, sulle rovine del vecchio museo distrutto dai bombardamenti del 1943, presenta il quadro dello sviluppo storico di Pompei.
C’è una sezione dedicata alla città pre-sannitica, che raccoglie il materiale più antico della civiltà osco – campana della Valle del Sarno. Altre sezioni sono dedicate all’iconografia pompeiana e alla Pompei romana, con reperti che illustrano la vita economica e mercantile della città, strumenti di lavoro, materiale di officine e strumenti chirurgici.
Tempio di Venere Pompeiana
Venere era la divinità protettrice di Pompei e il suo santuario, dal quale si godeva il panorama del Golfo di Napoli, dominava la pianura sottostante. Il terremoto del 62 d.C. abbatté l'edificio, la cui ricostruzione non era stata ancora ultimata nel 79 d.C.. L’area era circondata da portici. Resta nel mezzo il podio del tempio (m. 29,15 x 15,5).
Venere era la divinità protettrice di Pompei e il suo santuario, dal quale si godeva il panorama del Golfo di Napoli, dominava la pianura sottostante. Il terremoto del 62 d.C. abbatté l'edificio, la cui ricostruzione non era stata ancora ultimata nel 79 d.C.. L’area era circondata da portici. Resta nel mezzo il podio del tempio (m. 29,15 x 15,5).
Basilica
La Basilica è un gigantesco edificio a tre navate (m. 55 x 24) con ingresso monumentale sul Foro. Quella di Pompei, che risale al II secolo a.C., costituisce l’esempio più antico di questo tipo architettonico, molto diffuso nel mondo romano.
Nel largo vestibolo di ingresso (chalcidicum) è probabile che avvenissero le pubbliche affissioni. L’interno è costituito da un’enorme piazza coperta il cui tetto era sorretto da 28 colonne in laterizio alte almeno 11 metri. Da ciò si intuisce come l’edificio fosse usato con funzione anche di foro coperto. La decorazione alle pareti era a lastroni di stucco dipinto ad imitazione di grossi blocchi di marmo policromo. All’interno, sul fondo, si erge l’imponente facciata del tribunal, ovvero il seggio dei giudici per l’amministrazione della giustizia, posto su di un podio alto circa 2 metri. L’edificio aveva pertanto anche la funzione di tribunale.
La Basilica è un gigantesco edificio a tre navate (m. 55 x 24) con ingresso monumentale sul Foro. Quella di Pompei, che risale al II secolo a.C., costituisce l’esempio più antico di questo tipo architettonico, molto diffuso nel mondo romano.
Nel largo vestibolo di ingresso (chalcidicum) è probabile che avvenissero le pubbliche affissioni. L’interno è costituito da un’enorme piazza coperta il cui tetto era sorretto da 28 colonne in laterizio alte almeno 11 metri. Da ciò si intuisce come l’edificio fosse usato con funzione anche di foro coperto. La decorazione alle pareti era a lastroni di stucco dipinto ad imitazione di grossi blocchi di marmo policromo. All’interno, sul fondo, si erge l’imponente facciata del tribunal, ovvero il seggio dei giudici per l’amministrazione della giustizia, posto su di un podio alto circa 2 metri. L’edificio aveva pertanto anche la funzione di tribunale.
Curie
Sul lato meridionale del Foro si aprono gli edifici municipali. La funzione dei singoli ambienti resta incerta. Si suppone che al centro vi fosse la Curia, il luogo di riunione dei decurioni, che componevano il Senato. Ai lati della Curia erano poste la sede dei duumviri, ovvero i due sindaci che detenevano il potere giurisdizionale, e la sede degli ædili, ovvero gli assessori addetti al funzionamento della città.
Sul lato meridionale del Foro si aprono gli edifici municipali. La funzione dei singoli ambienti resta incerta. Si suppone che al centro vi fosse la Curia, il luogo di riunione dei decurioni, che componevano il Senato. Ai lati della Curia erano poste la sede dei duumviri, ovvero i due sindaci che detenevano il potere giurisdizionale, e la sede degli ædili, ovvero gli assessori addetti al funzionamento della città.
Comitium
Il Comitium, ovvero il seggio elettorale è stato identificato con l’edificio posto sul lato meridionale del Foro, ad angolo con la Via dell’Abbondanza. L’edificio era chiuso con una cancellata fissata alle colonne poste sul lato della piazza.
Il cortile centrale era scoperto. Gli elettori entravano dal lato del Foro e procedevano verso il podio, a destra dopo l’ingresso; qui sedevano i magistrati che presiedevano il seggio e verificavano se i votanti avessero o meno il diritto di voto. Espletati gli accertamenti, gli elettori uscivano su Via dell’Abbondanza, dove deponevano nell’urna elettorale la tavoletta cerata sulla quale avevano inciso la loro preferenza. Si votava per gli assessori (ædiles) e per i sindaci (duóviri iúre dicundo); questi ultimi, a loro volta, avrebbero scelto i membri dell’assemblea comunale (decuriónes).
Il Comitium, ovvero il seggio elettorale è stato identificato con l’edificio posto sul lato meridionale del Foro, ad angolo con la Via dell’Abbondanza. L’edificio era chiuso con una cancellata fissata alle colonne poste sul lato della piazza.
Il cortile centrale era scoperto. Gli elettori entravano dal lato del Foro e procedevano verso il podio, a destra dopo l’ingresso; qui sedevano i magistrati che presiedevano il seggio e verificavano se i votanti avessero o meno il diritto di voto. Espletati gli accertamenti, gli elettori uscivano su Via dell’Abbondanza, dove deponevano nell’urna elettorale la tavoletta cerata sulla quale avevano inciso la loro preferenza. Si votava per gli assessori (ædiles) e per i sindaci (duóviri iúre dicundo); questi ultimi, a loro volta, avrebbero scelto i membri dell’assemblea comunale (decuriónes).
Tempio Dorico
Fu costruito nel VI sec. a.C., quando Pompei, pur non essendo città di fondazione greca, era indubbiamente sottoposta all’egemonia marittima e all’influenza di Cumæ e Neápolis.
Infatti, le fondazioni dell’area del tempio evidenziano importanti resti della decorazione architettonica in terracotta delle parti superiori dell’edificio. Al culto di Ercole, cui fu dedicato il tempio in origine, si associò in seguito anche quello di Minerva. Il basamento misura m. 28 x 21, e si notano le tracce di vari rifacimenti subiti nel periodo sannitico, diventando, in età romana, un sacello. Nel tempio c’era un’exedra con orologio solare, collocato dagli stessi duoviri che eressero l’orologio solare nel Tempio di Apollo.
Fu costruito nel VI sec. a.C., quando Pompei, pur non essendo città di fondazione greca, era indubbiamente sottoposta all’egemonia marittima e all’influenza di Cumæ e Neápolis.
Infatti, le fondazioni dell’area del tempio evidenziano importanti resti della decorazione architettonica in terracotta delle parti superiori dell’edificio. Al culto di Ercole, cui fu dedicato il tempio in origine, si associò in seguito anche quello di Minerva. Il basamento misura m. 28 x 21, e si notano le tracce di vari rifacimenti subiti nel periodo sannitico, diventando, in età romana, un sacello. Nel tempio c’era un’exedra con orologio solare, collocato dagli stessi duoviri che eressero l’orologio solare nel Tempio di Apollo.
Caserma dei Gladiatori
La vasta piazza quadrata con portici dietro la scena del teatro serviva originariamente da foyer per il pubblico durante le pause degli spettacoli.
Dopo il terremoto del 62 d.C. la mancanza di edifici costrinse a trasformarla in palestra ed albergo per i gladiatori e le loro famiglie e per questo è denominata Caserma dei Gladiatori. Durante lo scavo fu trovato il corpo di uno schiavo legato ai ceppi e quello di una matrona piena di gioielli che era andata a far visita ad un giovane gladiatore.
La vasta piazza quadrata con portici dietro la scena del teatro serviva originariamente da foyer per il pubblico durante le pause degli spettacoli.
Dopo il terremoto del 62 d.C. la mancanza di edifici costrinse a trasformarla in palestra ed albergo per i gladiatori e le loro famiglie e per questo è denominata Caserma dei Gladiatori. Durante lo scavo fu trovato il corpo di uno schiavo legato ai ceppi e quello di una matrona piena di gioielli che era andata a far visita ad un giovane gladiatore.
Teatro Piccolo
L’Odéion è un piccolo teatro coperto utilizzato per concerti musicali e recitazioni di poesie. Venne costruito dopo la fondazione della colonia (80 a.C.) per iniziativa dei duoviri Caio Quinzio Valgo e Marco Porcio, gli stessi che fecero costruire anche l’Anfiteatro. Accoglieva un pubblico ristretto e raffinato di circa 1.300 persone.
Per sostenere il tetto, che era a quattro spioventi, l’edificio era a pianta semicircolare iscritta in un quadrato. La cávea era divisa in due ordini di posti, separati da una spalliera. I primi cinque gradini della scalinata sono più larghi ed erano riservati ai sedili (bisellia) dei personaggi di riguardo. I parapetti delle gradinate sono caratterizzati alle estremità da due giganti inginocchiati in tufo grigio (Telamoni) che reggono le mensole, una soluzione estetica che si ritrova nelle Terme del Foro. L’orchestra è pavimentata in marmo.
L’Odéion è un piccolo teatro coperto utilizzato per concerti musicali e recitazioni di poesie. Venne costruito dopo la fondazione della colonia (80 a.C.) per iniziativa dei duoviri Caio Quinzio Valgo e Marco Porcio, gli stessi che fecero costruire anche l’Anfiteatro. Accoglieva un pubblico ristretto e raffinato di circa 1.300 persone.
Per sostenere il tetto, che era a quattro spioventi, l’edificio era a pianta semicircolare iscritta in un quadrato. La cávea era divisa in due ordini di posti, separati da una spalliera. I primi cinque gradini della scalinata sono più larghi ed erano riservati ai sedili (bisellia) dei personaggi di riguardo. I parapetti delle gradinate sono caratterizzati alle estremità da due giganti inginocchiati in tufo grigio (Telamoni) che reggono le mensole, una soluzione estetica che si ritrova nelle Terme del Foro. L’orchestra è pavimentata in marmo.
Teatro Grande
Il Teatro Grande (o Scoperto) poteva accogliere circa 5.000 spettatori. Costruito già in età sannitica, nel II secolo a.C., subì numerosi rifacimenti.
La sua forma attuale risale essenzialmente alla ristrutturazione di età augustea ad opera dell’architetto Marco Artorio Primo grazie alla munificenza di Marco Olconio Rufo e Marco Olconio Celere, come ci attestano le iscrizioni. La costruzione su di un pendio collinare è ancora tipica dell’architettura greca. I sedili per gli spettatori erano posti nella cávea, quelli più larghi in basso accoglievano delle comode sedie (biséllia) per le personalità, mentre i due palchi laterali (tribunália), al disopra degli ingressi dell’orchestra (vomitória), erano riservati a personaggi di spicco.
Lo sfondo della scena era costituito da una facciata architettonica con tre porte, ad imitazione di un palazzo.
Nell’orchestra danzava e cantava il coro. All’interno, sotto la cornice curva dell’edificio, appaiono dei blocchi forati; qui si infilavano i pali che reggevano il tendone (velárium), azionato con corde e carrucole. Nel teatro si rappresentavano le tragedie (Euripide, Seneca, Livio Andronico), le commedie (Menandro, Plauto) nonché farse (atellane) e pantomimi. Nelle pause il pubblico si adunava nel grande portico quadrato posto dietro la scena, denominato Caserma dei Gladiatori, perché negli ultimi anni della città fu destinato ad ospitare i gladiatori e le loro famiglie.
Il Teatro Grande (o Scoperto) poteva accogliere circa 5.000 spettatori. Costruito già in età sannitica, nel II secolo a.C., subì numerosi rifacimenti.
La sua forma attuale risale essenzialmente alla ristrutturazione di età augustea ad opera dell’architetto Marco Artorio Primo grazie alla munificenza di Marco Olconio Rufo e Marco Olconio Celere, come ci attestano le iscrizioni. La costruzione su di un pendio collinare è ancora tipica dell’architettura greca. I sedili per gli spettatori erano posti nella cávea, quelli più larghi in basso accoglievano delle comode sedie (biséllia) per le personalità, mentre i due palchi laterali (tribunália), al disopra degli ingressi dell’orchestra (vomitória), erano riservati a personaggi di spicco.
Lo sfondo della scena era costituito da una facciata architettonica con tre porte, ad imitazione di un palazzo.
Nell’orchestra danzava e cantava il coro. All’interno, sotto la cornice curva dell’edificio, appaiono dei blocchi forati; qui si infilavano i pali che reggevano il tendone (velárium), azionato con corde e carrucole. Nel teatro si rappresentavano le tragedie (Euripide, Seneca, Livio Andronico), le commedie (Menandro, Plauto) nonché farse (atellane) e pantomimi. Nelle pause il pubblico si adunava nel grande portico quadrato posto dietro la scena, denominato Caserma dei Gladiatori, perché negli ultimi anni della città fu destinato ad ospitare i gladiatori e le loro famiglie.
Palestra Sannitica
Questa palestra viene detta Sannitica dall’epoca della sua costruzione (II sec. a.C.). Essa è costituita da un piccolo cortile rettangolare circondato da un peristilio.
Il quarto lato fu abolito quando, dopo il terremoto del 62 d.C., venne ampliato l’edificio del Tempio di Iside. La base contro una colonna del lato meridionale sosteneva una copia romana in marmo del Doriforo (portatore di lancia), celebre capolavoro dello scultore greco Policleto. I gradini dietro la base sono una testimonianza della consuetudine da parte dei giovani atleti di salire a deporre corone sul capo della statua, che è oggi esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Questa palestra viene detta Sannitica dall’epoca della sua costruzione (II sec. a.C.). Essa è costituita da un piccolo cortile rettangolare circondato da un peristilio.
Il quarto lato fu abolito quando, dopo il terremoto del 62 d.C., venne ampliato l’edificio del Tempio di Iside. La base contro una colonna del lato meridionale sosteneva una copia romana in marmo del Doriforo (portatore di lancia), celebre capolavoro dello scultore greco Policleto. I gradini dietro la base sono una testimonianza della consuetudine da parte dei giovani atleti di salire a deporre corone sul capo della statua, che è oggi esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Tempio di Iside
Il Tempio di Iside è costituito da una cella posta su di un alto podio con una scalinata sul fronte. Davanti si erge l’altare per i sacrifici; a lato dell’altare si apre l’ingresso di una cisterna, a forma di tempietto, dove si custodiva l’acqua sacra del Nilo.
Un grande ambiente dietro il tempio serviva da sala di riunione per gli iniziati. Danneggiato dal terremoto del 62 d.C., il santuario fu fatto restaurare da Popidio Celsino Ampliato che ne ottenne in cambio il titolo di decurione per il figlio Numerio che allora aveva solo sei anni. Il Tempio di Iside fu uno dei primi edifici di Pompei ad essere portato alla luce nel XVIII secolo. Fu così visitato anche da Mozart, che allora aveva solo 14 anni, e ne poté prendere ispirazione per il “Flauto Magico”.
Il Tempio di Iside è costituito da una cella posta su di un alto podio con una scalinata sul fronte. Davanti si erge l’altare per i sacrifici; a lato dell’altare si apre l’ingresso di una cisterna, a forma di tempietto, dove si custodiva l’acqua sacra del Nilo.
Un grande ambiente dietro il tempio serviva da sala di riunione per gli iniziati. Danneggiato dal terremoto del 62 d.C., il santuario fu fatto restaurare da Popidio Celsino Ampliato che ne ottenne in cambio il titolo di decurione per il figlio Numerio che allora aveva solo sei anni. Il Tempio di Iside fu uno dei primi edifici di Pompei ad essere portato alla luce nel XVIII secolo. Fu così visitato anche da Mozart, che allora aveva solo 14 anni, e ne poté prendere ispirazione per il “Flauto Magico”.
Tempio di Giove Melichio
L’identificazione tradizionale si deve ad una iscrizione in osco posta presso la Porta di Stabia, dove viene citato il santuario di Giove Melichio, “dolce come il miele” ovvero “benevolo”. Il culto, di tipo greco e attestato in Sicilia, risale all’epoca in cui Pompei faceva parte culturalmente della Magna Grecia.
Il piccolo santuario è costituito da un portico sul cui fondo è posta una cella su di un podio, di tipo italico, con una scalinata. Dinanzi è posto un grande altare di tufo. La cella presenta quattro colonne corinzie sul fronte. Vi si rinvennero tre statue in terracotta ed un busto nelle quali si riconoscono Giove, Giunone e Minerva. Si suppose pertanto che vi fosse stato trasferito anche il culto della Triade Capitolina, in attesa della fine dei restauri del Tempio di Giove sul Foro, danneggiato dal terremoto del 62 d.C.. Recentemente vi si è riconosciuto un Tempio di Asclepio ed Igea. In tal caso l’iscrizione osca farebbe riferimento ad un santuario di Giove Melichio posto oltre la Porta di Stabia, alla periferia della città.
L’identificazione tradizionale si deve ad una iscrizione in osco posta presso la Porta di Stabia, dove viene citato il santuario di Giove Melichio, “dolce come il miele” ovvero “benevolo”. Il culto, di tipo greco e attestato in Sicilia, risale all’epoca in cui Pompei faceva parte culturalmente della Magna Grecia.
Il piccolo santuario è costituito da un portico sul cui fondo è posta una cella su di un podio, di tipo italico, con una scalinata. Dinanzi è posto un grande altare di tufo. La cella presenta quattro colonne corinzie sul fronte. Vi si rinvennero tre statue in terracotta ed un busto nelle quali si riconoscono Giove, Giunone e Minerva. Si suppose pertanto che vi fosse stato trasferito anche il culto della Triade Capitolina, in attesa della fine dei restauri del Tempio di Giove sul Foro, danneggiato dal terremoto del 62 d.C.. Recentemente vi si è riconosciuto un Tempio di Asclepio ed Igea. In tal caso l’iscrizione osca farebbe riferimento ad un santuario di Giove Melichio posto oltre la Porta di Stabia, alla periferia della città.
Tempio di Mefite
Un tempio dedicato ad una divinità femminile, del III secolo a.C., è venuto alla luce durante gli ultimi scavi del fronte sud occidentale di Pompei.
Il tempio, con portici e cisterne, è un inaspettato edificio religioso di età sannita e rivela una società pompeiana preromana corrispondente non al modello di piccolo villaggio bensì di vera e propria città. Nel tempio, che si ipotizza essere dedicato all'antica Mefite, versione sannita di Venere, è stato rinvenuto materiale votivo.
Un tempio dedicato ad una divinità femminile, del III secolo a.C., è venuto alla luce durante gli ultimi scavi del fronte sud occidentale di Pompei.
Il tempio, con portici e cisterne, è un inaspettato edificio religioso di età sannita e rivela una società pompeiana preromana corrispondente non al modello di piccolo villaggio bensì di vera e propria città. Nel tempio, che si ipotizza essere dedicato all'antica Mefite, versione sannita di Venere, è stato rinvenuto materiale votivo.
Casa di Cornelio Rufo
In questa casa sono notevoli l’impluvio marmoreo e un bellissimo ritratto del proprietario (poi trasportato nell’Antiquarium). Dietro il tablinium è presente anche il peristilio con una fontana e due puteali.
In questa casa sono notevoli l’impluvio marmoreo e un bellissimo ritratto del proprietario (poi trasportato nell’Antiquarium). Dietro il tablinium è presente anche il peristilio con una fontana e due puteali.
Via dell'Abbondanza
La Via dell’Abbondanza è il Decumano Inferiore di Pompei. Il nome deriva da un bassorilievo che orna una fontana posta nel tratto iniziale, in prossimità del Foro.
La via collega nel suo lungo tracciato i maggiori nuclei della città compresi fra il Foro e la Porta Sarno, quali appunto il Foro, le Terme Stabiane, i Teatri, il Tempio di Iside e l’Anfiteatro.
Portata alla luce agli inizi di questo secolo è ancora ricca delle sue decorazioni, motivo per cui costituisce il percorso più vivace nella visita agli scavi. Lungo di essa si dispongono molte fra le case più belle, alcune a due piani; si tratta di dimore della ricca borghesia pompeiana, quali la Casa del Criptoportico, la Casa di Paquio Proculo, la Casa dei Casti Amanti, la Casa di Giulio Polibio, la Casa di Loreius Tiburtinus, la Casa della Venere in Conchiglia e la Villa di Giulia Felice.
La Via dell’Abbondanza è il Decumano Inferiore di Pompei. Il nome deriva da un bassorilievo che orna una fontana posta nel tratto iniziale, in prossimità del Foro.
La via collega nel suo lungo tracciato i maggiori nuclei della città compresi fra il Foro e la Porta Sarno, quali appunto il Foro, le Terme Stabiane, i Teatri, il Tempio di Iside e l’Anfiteatro.
Portata alla luce agli inizi di questo secolo è ancora ricca delle sue decorazioni, motivo per cui costituisce il percorso più vivace nella visita agli scavi. Lungo di essa si dispongono molte fra le case più belle, alcune a due piani; si tratta di dimore della ricca borghesia pompeiana, quali la Casa del Criptoportico, la Casa di Paquio Proculo, la Casa dei Casti Amanti, la Casa di Giulio Polibio, la Casa di Loreius Tiburtinus, la Casa della Venere in Conchiglia e la Villa di Giulia Felice.
Via Marina
Inizia a Porta Marina e presenta subito il Tempio di Venere Pompeiana, la dea protettrice della città, seguito dal Tempio di Apollo, con un portico di 48 colonne e le copie delle statue in bronzo di Apollo e Diana (gli originali sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Di fronte al Tempio di Apollo si trova la Basilica, luogo destinato all’amministrazione della giustizia e alla trattazione degli affari. La via si conclude nel Foro.
Inizia a Porta Marina e presenta subito il Tempio di Venere Pompeiana, la dea protettrice della città, seguito dal Tempio di Apollo, con un portico di 48 colonne e le copie delle statue in bronzo di Apollo e Diana (gli originali sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Di fronte al Tempio di Apollo si trova la Basilica, luogo destinato all’amministrazione della giustizia e alla trattazione degli affari. La via si conclude nel Foro.
Via dei Teatri
Conduce all’area occupata dal Foro Triangolare, cosiddetto per la sua forma e limitato da un complesso di edifici pubblici del periodo ellenistico, dal Teatro Grande, che poteva contenere fino a 5000 spettatori ed era usato per la rappresentazione di commedie e tragedie, dal Teatro Piccolo, con una capienza di 1300 spettatori e adibito ad audizioni musicali, e dalla Palestra Sannitica, dove si svolgevano le competizioni agonistiche della gioventù nobile e ricca di Pompei.
Conduce all’area occupata dal Foro Triangolare, cosiddetto per la sua forma e limitato da un complesso di edifici pubblici del periodo ellenistico, dal Teatro Grande, che poteva contenere fino a 5000 spettatori ed era usato per la rappresentazione di commedie e tragedie, dal Teatro Piccolo, con una capienza di 1300 spettatori e adibito ad audizioni musicali, e dalla Palestra Sannitica, dove si svolgevano le competizioni agonistiche della gioventù nobile e ricca di Pompei.
Via del Tempio di Iside
Vi si trova il Tempio di Iside, con decorazioni pittoriche, sculture e suppellettili sacre rivenute in perfetto stato di conservazione; il tempio è, infatti, uno dei santuari isiaci meglio conservati del mondo antico.
Vi si trova il Tempio di Iside, con decorazioni pittoriche, sculture e suppellettili sacre rivenute in perfetto stato di conservazione; il tempio è, infatti, uno dei santuari isiaci meglio conservati del mondo antico.