Regio V
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/cecilio_orig.jpg)
Casa di Lucio Cecilio Giocondo
Era la dimora del banchiere Lucio Cecilio Giocondo. In un ambiente in fondo al peristilio si è rinvenuto un archivio composto da 154 tavolette cerate con quietanze di vendite e di tasse coloniali; tale attività di esattoria è attestata fino al 62, anno del terremoto. In un angolo dell’atrio è posto un altare domestico (lararium) con rilievi votivi raffiguranti, in uno stile popolare, i danni provocati dal terremoto nell’area del Foro e di Porta Vesuvio. Sempre nell’atrio è posta un’erma con il ritratto in bronzo del padre del banchiere, Lucio Cecilio.
Era la dimora del banchiere Lucio Cecilio Giocondo. In un ambiente in fondo al peristilio si è rinvenuto un archivio composto da 154 tavolette cerate con quietanze di vendite e di tasse coloniali; tale attività di esattoria è attestata fino al 62, anno del terremoto. In un angolo dell’atrio è posto un altare domestico (lararium) con rilievi votivi raffiguranti, in uno stile popolare, i danni provocati dal terremoto nell’area del Foro e di Porta Vesuvio. Sempre nell’atrio è posta un’erma con il ritratto in bronzo del padre del banchiere, Lucio Cecilio.
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Casa delle Nozze d’Argento
Questa abitazione monumentale, molto simile ad un palazzo, fu costruita in epoca sannitica nel II sec. a.C. Il nome deriva dal fatto che fu scavata nel 1893, quando il re e la regina d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia, celebravano le nozze d’argento.
L’atrio monumentale mostra colonne corinzie in tufo grigio, successivamente rivestite di intonaco dipinto (circa m. 6 di altezza). La casa è dotata di due giardini; quello nell’asse principale è detto di tipo rodio, in quanto un lato del portico sovrasta gli altri; il secondo giardino è dotato di un triclinio estivo all’aperto. Tra gli ambienti signorili il più interessante è un triclinio (oecus corinthius) sostenuto da quattro colonne rosso porfido. La casa dispone anche di un piccolo impianto termale privato. L’ultimo proprietario fu il ricco pompeiano L. Albucius Celsus.
Questa abitazione monumentale, molto simile ad un palazzo, fu costruita in epoca sannitica nel II sec. a.C. Il nome deriva dal fatto che fu scavata nel 1893, quando il re e la regina d’Italia, Umberto e Margherita di Savoia, celebravano le nozze d’argento.
L’atrio monumentale mostra colonne corinzie in tufo grigio, successivamente rivestite di intonaco dipinto (circa m. 6 di altezza). La casa è dotata di due giardini; quello nell’asse principale è detto di tipo rodio, in quanto un lato del portico sovrasta gli altri; il secondo giardino è dotato di un triclinio estivo all’aperto. Tra gli ambienti signorili il più interessante è un triclinio (oecus corinthius) sostenuto da quattro colonne rosso porfido. La casa dispone anche di un piccolo impianto termale privato. L’ultimo proprietario fu il ricco pompeiano L. Albucius Celsus.
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Casa di Marco Lucrezio Frontone
Il restauro effettuato ha ridato splendore a questa casa, che presenta numerose decorazioni: Uccisone di Nottolemo per mano di Oreste sull’altare di Apollo in Delfi, Teseo ed Arianna, Toeletta di Venere, Pompa trionfale di Bacco, Nozze di Marte e Venere, Narciso al fonte, Priamo e Tisbe, Bacco e Sileno, Scene di caccia.
Il restauro effettuato ha ridato splendore a questa casa, che presenta numerose decorazioni: Uccisone di Nottolemo per mano di Oreste sull’altare di Apollo in Delfi, Teseo ed Arianna, Toeletta di Venere, Pompa trionfale di Bacco, Nozze di Marte e Venere, Narciso al fonte, Priamo e Tisbe, Bacco e Sileno, Scene di caccia.
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Casa dei Gladiatori
Adeguatamente trasformata, questa casa era destinata ad ospitare le familiæ dei gladiatori, quando la passione per gli spettacoli dell’Anfiteatro divenne diffusa nella vita pompeiana. Il peristilio è decorato da scene di caccia e da figure mitologiche, mentre le colonne conservano ancora numerosi graffiti.
Adeguatamente trasformata, questa casa era destinata ad ospitare le familiæ dei gladiatori, quando la passione per gli spettacoli dell’Anfiteatro divenne diffusa nella vita pompeiana. Il peristilio è decorato da scene di caccia e da figure mitologiche, mentre le colonne conservano ancora numerosi graffiti.
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Castellum aquæ
Il Castellum aquæ era un grosso serbatoio d’acqua posto sul punto più alto della città, nei pressi di Porta Vesuvio. Era collegato all’acquedotto del Serino.
La facciata, foderata di mattoni, mostra tre archi ciechi separati da lesene. L’ingresso, laterale all’edificio, era chiuso con una porta massiccia. Il serbatoio all’interno è diviso in tre scomparti: uno per le fontane, uno per gli edifici pubblici ed uno per le abitazioni private. In caso di mancanza d’acqua, si interrompevano automaticamente le forniture alle case ed alle terme, mentre restavano in funzione quelle per le fontane pubbliche. L’edificio è riprodotto nel rilievo di Cecilio Giocondo, con scene inerenti il terremoto del 62 d.C.
Il Castellum aquæ era un grosso serbatoio d’acqua posto sul punto più alto della città, nei pressi di Porta Vesuvio. Era collegato all’acquedotto del Serino.
La facciata, foderata di mattoni, mostra tre archi ciechi separati da lesene. L’ingresso, laterale all’edificio, era chiuso con una porta massiccia. Il serbatoio all’interno è diviso in tre scomparti: uno per le fontane, uno per gli edifici pubblici ed uno per le abitazioni private. In caso di mancanza d’acqua, si interrompevano automaticamente le forniture alle case ed alle terme, mentre restavano in funzione quelle per le fontane pubbliche. L’edificio è riprodotto nel rilievo di Cecilio Giocondo, con scene inerenti il terremoto del 62 d.C.
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Via del Vesuvio
Insieme al suo proseguimento nella Via Stabiana costituisce il cardo maximus della città e presenta il lastricato molto consumato dal passaggio dei carri. Lungo la via troviamo la Casa degli Amorini Dorati, di epoca neroniana, una delle case meglio conservate, la Casa di Lucio Cecilio Giocondo, nella quale furono rinvenuti in una cassa delle tavolette cerate che appartenevano all’archivio del proprietario, un banchiere. Su questa strada si trova anche la Fullonica di Stephanus, una lavanderia.
Insieme al suo proseguimento nella Via Stabiana costituisce il cardo maximus della città e presenta il lastricato molto consumato dal passaggio dei carri. Lungo la via troviamo la Casa degli Amorini Dorati, di epoca neroniana, una delle case meglio conservate, la Casa di Lucio Cecilio Giocondo, nella quale furono rinvenuti in una cassa delle tavolette cerate che appartenevano all’archivio del proprietario, un banchiere. Su questa strada si trova anche la Fullonica di Stephanus, una lavanderia.
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Vicolo delle Nozze d'Argento
In fondo a questo vicolo si trova la Casa delle Nozze d'Argento, cosiddetta perché scavata in occasione delle nozze d’argento dei reali d’Italia, una delle abitazioni private più nobili della città.
In fondo a questo vicolo si trova la Casa delle Nozze d'Argento, cosiddetta perché scavata in occasione delle nozze d’argento dei reali d’Italia, una delle abitazioni private più nobili della città.
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Porta Vesuvio
Era una delle principali porte della città, già danneggiata dal terremoto del 62 d.C. ed ancora in fase di ricostruzione al momento dell’eruzione del 79 che seppellì Pompei. Lungo il lato orientale si osserva un tratto di muro della fortificazione pre-sannitica della città, del quale si sono trovate tracce anche a Porta Ercolano. Accanto alla porta, un edificio era destinato a dividere e indirizzare le acque che affluivano da una diramazione dell’acquedotto augusteo del Serino.
Era una delle principali porte della città, già danneggiata dal terremoto del 62 d.C. ed ancora in fase di ricostruzione al momento dell’eruzione del 79 che seppellì Pompei. Lungo il lato orientale si osserva un tratto di muro della fortificazione pre-sannitica della città, del quale si sono trovate tracce anche a Porta Ercolano. Accanto alla porta, un edificio era destinato a dividere e indirizzare le acque che affluivano da una diramazione dell’acquedotto augusteo del Serino.
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Necropoli di Porta Vesuvio
Alla madre del giovane edíle Caio Vestorio Prisco, morto all’età di 22 anni nel 75 d.C., la municipalità offrì il suolo per edificare la tomba ed una somma di duemila sesterzi per i funerali. Le decorazioni dipinte all’interno del recinto mostrano il giovane funzionario seduto sul suggestum nell’atto di emanare le leggi, la porta degli Inferi, i giochi gladiatori svoltisi in occasione dei suoi funerali ed uno stupendo servizio d’argento, segno della ricchezza della sua famiglia.
Alla madre del giovane edíle Caio Vestorio Prisco, morto all’età di 22 anni nel 75 d.C., la municipalità offrì il suolo per edificare la tomba ed una somma di duemila sesterzi per i funerali. Le decorazioni dipinte all’interno del recinto mostrano il giovane funzionario seduto sul suggestum nell’atto di emanare le leggi, la porta degli Inferi, i giochi gladiatori svoltisi in occasione dei suoi funerali ed uno stupendo servizio d’argento, segno della ricchezza della sua famiglia.