La famiglia
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Fondamento della società pompeiana fu sempre la famiglia in cui era profondo il sentimento religioso. Il padre di famiglia era il sacerdote degli Dei domestici e grandissima era la sua autorità, in origine assoluta: egli solo poteva parlare ed agire in nome della famiglia intera; per la legge egli era il solo proprietario dei beni della famiglia, poteva persino vendere i figli o decretarne la morte. Godeva anche di autorità indiscussa sulla servitù e sulla moglie.
Alla donna veniva tolta ogni forma di indipendenza: era sottoposta alla tutela del padre prima e del marito dopo e se orfana a quella del parente più stretto tra i maschi adulti della famiglia. Tuttavia in tempi più recenti la donna usufruì di una certa forma di indipendenza fino ad essere onorata e considerata matrona della casa: accompagnava il marito ai giochi e ai teatri e per le vie le si cedeva il passo.
La donna si sposava molto giovane e con un uomo scelto, il più delle volte, dai genitori, rinunciando alla religione del proprio focolare per quella del focolare del marito; i diritti che il padre aveva su di lei si trasferivano al cittadino che la prendeva in moglie. L’uso prevedeva un fidanzamento, durante il quale i futuri coniugi si scambiavano promessa di matrimonio a cui faceva seguito il dono dell’anello da parte dello sposo alla sposa.
Alla donna veniva tolta ogni forma di indipendenza: era sottoposta alla tutela del padre prima e del marito dopo e se orfana a quella del parente più stretto tra i maschi adulti della famiglia. Tuttavia in tempi più recenti la donna usufruì di una certa forma di indipendenza fino ad essere onorata e considerata matrona della casa: accompagnava il marito ai giochi e ai teatri e per le vie le si cedeva il passo.
La donna si sposava molto giovane e con un uomo scelto, il più delle volte, dai genitori, rinunciando alla religione del proprio focolare per quella del focolare del marito; i diritti che il padre aveva su di lei si trasferivano al cittadino che la prendeva in moglie. L’uso prevedeva un fidanzamento, durante il quale i futuri coniugi si scambiavano promessa di matrimonio a cui faceva seguito il dono dell’anello da parte dello sposo alla sposa.
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Un neonato entrava a far parte della famiglia solo dopo la cerimonia di purificazione (dies lustricus) che liberava il bambino dalle impurità del parto; contemporaneamente il pater gli imponeva il prænomen. In questa occasione speciale, equivalente alla moderna cerimonia del battesimo, il piccolo riceveva da genitori e parenti, piccoli doni (crepundia) che gli venivano messi con una catenella intorno al collo. Non rara era l’usanza di non riconoscere i figli, soprattutto se questi erano deformi o femmine.
Era antica costumanza romana affidare per i primi anni l’educazione dei bambini alle madri; diventati più grandi venivano affidati al padre che insegnava loro il proprio mestiere, sia che fosse un artigiano, un contadino, un commerciante, sia che rivestisse qualche carica nella pubblica amministrazione.
L’educazione scolastica si riduceva agli elementi del leggere, dello scrivere, del far di conti e ad un po’ di letteratura.
Era antica costumanza romana affidare per i primi anni l’educazione dei bambini alle madri; diventati più grandi venivano affidati al padre che insegnava loro il proprio mestiere, sia che fosse un artigiano, un contadino, un commerciante, sia che rivestisse qualche carica nella pubblica amministrazione.
L’educazione scolastica si riduceva agli elementi del leggere, dello scrivere, del far di conti e ad un po’ di letteratura.
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I pompeiani amavano la buona cucina: era uso mangiare tre volte al giorno. Di buon mattino facevano la prima colazione (ientaculum), verso il mezzogiorno si consumava, tra un’occupazione e l’altra, una fugace seconda colazione (prandium) basata, per lo più, sugli avanzi della sera precedente; la cena, pasto principale costituito da tre portate, nella casa dei ricchi era molto sontuosa.
Il più famoso ingrediente della cucina pompeiana era il garum, ottenuto attraverso la decomposizione delle carni di pesci grassi (sgombro, sardine, anguille, salmone, tonno), aromatizzato con erbe quali il finocchio, il sedano, la menta. L’unica bevanda, oltre all’acqua, era il vino, spesso mescolato con miele e perfino acqua di mare e aromatizzato con resina e pece; un vino molto decantato era il vitis Holconia.
Il più famoso ingrediente della cucina pompeiana era il garum, ottenuto attraverso la decomposizione delle carni di pesci grassi (sgombro, sardine, anguille, salmone, tonno), aromatizzato con erbe quali il finocchio, il sedano, la menta. L’unica bevanda, oltre all’acqua, era il vino, spesso mescolato con miele e perfino acqua di mare e aromatizzato con resina e pece; un vino molto decantato era il vitis Holconia.