Il tempo libero
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Oltre che alle terme, a Pompei ci si poteva divertire a teatro. Gli spettacoli dovevano essere molteplici, sia per il fatto che sono state rinvenute numerose pitture che ornavano le pareti e che rappresentavano spettacoli teatrali, sia per il fatto che Pompei aveva due teatri: quello Piccolo, destinato ad audizioni musicali e poetiche in genere, e quello Grande, per la rappresentazione di tragedie, commedie e satire. Il titolo e l’autore delle commedie, oltre ad essere propagandati dagli araldi e da avvisi pubblicitari, erano anche annunciati prima dello spettacolo dal prolugus, che dava un breve sommario della produzione.
Ma lo spettacolo che più appassionava i pompeiani era quello delle lotte gladiatorie che si svolgevano nell’Anfiteatro, le quali ebbero origine in Campania. I gladiatori, reclutati da impresari tra schiavi e criminali, venivano allenati in scuole o ludi e mandati nell’arena con la promessa, in caso di vittoria, della libertà. Il combattimento tra gladiatori non era l’unico spettacolo che si svolgeva nell’arena, vi erano anche quelli degli uomini contro le belve o di animali domestici contro bestie feroci.
Il calendario dei giochi era molto vasto e il maggior numero di spettacoli si aveva nel periodo che va da febbraio a luglio. Vi erano festività stabilite come quelle celebrate in onore di Apollo (Ludi Apollinares), o festività per avvenimenti straordinari come l’inaugurazione di statue che richiedevano la preparazione di giochi e combattimenti finanziati da duoviri o da ædiles.
Ma lo spettacolo che più appassionava i pompeiani era quello delle lotte gladiatorie che si svolgevano nell’Anfiteatro, le quali ebbero origine in Campania. I gladiatori, reclutati da impresari tra schiavi e criminali, venivano allenati in scuole o ludi e mandati nell’arena con la promessa, in caso di vittoria, della libertà. Il combattimento tra gladiatori non era l’unico spettacolo che si svolgeva nell’arena, vi erano anche quelli degli uomini contro le belve o di animali domestici contro bestie feroci.
Il calendario dei giochi era molto vasto e il maggior numero di spettacoli si aveva nel periodo che va da febbraio a luglio. Vi erano festività stabilite come quelle celebrate in onore di Apollo (Ludi Apollinares), o festività per avvenimenti straordinari come l’inaugurazione di statue che richiedevano la preparazione di giochi e combattimenti finanziati da duoviri o da ædiles.
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Tuttavia, la festa più importante al tempo dei romani, e dunque dei pompeiani, era quella dei Saturnali (corrispondente al nostro carnevale), in onore del Dio Saturno, una delle più antiche divinità agricole dell’Italia centrale, il cui nome pare derivi dal latino Sator (seminatore), che venne poi fuso col greco Crono.
Il terzo giorno dei Saturnali si teneva un sacrificio davanti al Tempio di Saturno, con un banchetto al quale partecipavano solo schiavi, che in quel giorno godevano di piena libertà; essi vestivano gli abiti del padrone ed erano serviti a tavola dai padroni stessi e mangiavano e bevevano quanto piaceva a loro. Usanza per via della quale, almeno un giorno all’anno, quella tanto maltrattata classe di uomini aveva modo di dimenticare la propria miseria.
Il terzo giorno dei Saturnali si teneva un sacrificio davanti al Tempio di Saturno, con un banchetto al quale partecipavano solo schiavi, che in quel giorno godevano di piena libertà; essi vestivano gli abiti del padrone ed erano serviti a tavola dai padroni stessi e mangiavano e bevevano quanto piaceva a loro. Usanza per via della quale, almeno un giorno all’anno, quella tanto maltrattata classe di uomini aveva modo di dimenticare la propria miseria.
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Durante i Saturnali ci si vestiva in modo speciale, con un elegante vestitino leggero tutto ricamato (syntesis), si chiudevano le scuole e i tribunali, si sospendeva ogni dibattito ed ogni esecuzione contro i colpevoli; nelle case si procedeva al sacrificio di una porchetta lattante, si accendevano candele per simboleggiare il sole che riappare dopo l’inverno perché dopo i Saturnali le giornate tornano ad allungarsi.
E’ facile immaginare come si riempissero osterie e thermopolia: grandi bevute di vinum, mangiate di pizza alla napoletana (senza pomodori, non ancora conosciuti), di salsiccia, di varie vivande accompagnate da garum, cipolle (cepæ) e cavoli (brassicæ). Insomma, era tutta una festa di gioia per le città del mondo romano e perciò anche per Pompei, soprattutto per le classi popolari.
E’ facile immaginare come si riempissero osterie e thermopolia: grandi bevute di vinum, mangiate di pizza alla napoletana (senza pomodori, non ancora conosciuti), di salsiccia, di varie vivande accompagnate da garum, cipolle (cepæ) e cavoli (brassicæ). Insomma, era tutta una festa di gioia per le città del mondo romano e perciò anche per Pompei, soprattutto per le classi popolari.