La casa
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/casa1_orig.jpg)
Pompei consente di seguire l’evoluzione della casa italica e romana a partire dal IV – III sec. a.C., trovando il suo schema più puro nella cosiddetta Casa del Chirurgo dove si evidenzia, tra i pochi rifacimenti, un nucleo originario costituito da ambienti coperti gravitanti intorno all’atrio (atrium o cavum ædium), un cortile interno illuminato da una apertura centrale nel tetto.
L’inclinazione delle tegole è disposta verso l’interno della casa per convogliare, attraverso l'apertura centrale (compluvium), le acque pluviali in un bacino sottostante (impluvium), provvisto di due fori: uno collegato, attraverso un canaletto, con una cisterna per la tesaurizzazione delle acque di gronda, l’altro con l’esterno per lo smaltimento delle acque eccedenti.
L’atrio dell’antica casa italica, tutta chiusa all’intorno da alte mura come una fortezza, era il centro d’irradiazione della vita domestica, il luogo dove il pater familias consumava i pasti seduto intorno alla mensa con la famiglia e gli schiavi e dove la domina sedeva a filare con le ancelle e provvedeva ai lavori del focolare. Nell’atrio, infatti, aveva posto la cucina ovvero il focolare, per cui si suppone che dal fumo che anneriva le pareti di questo ambiente si chiamò atrium (da ater, nero).
All’atrio si accedeva attraversando un vestibolo (vestibulum) e, dietro la porta d’ingresso, uno stretto corridoio in salita (fauces).
L’inclinazione delle tegole è disposta verso l’interno della casa per convogliare, attraverso l'apertura centrale (compluvium), le acque pluviali in un bacino sottostante (impluvium), provvisto di due fori: uno collegato, attraverso un canaletto, con una cisterna per la tesaurizzazione delle acque di gronda, l’altro con l’esterno per lo smaltimento delle acque eccedenti.
L’atrio dell’antica casa italica, tutta chiusa all’intorno da alte mura come una fortezza, era il centro d’irradiazione della vita domestica, il luogo dove il pater familias consumava i pasti seduto intorno alla mensa con la famiglia e gli schiavi e dove la domina sedeva a filare con le ancelle e provvedeva ai lavori del focolare. Nell’atrio, infatti, aveva posto la cucina ovvero il focolare, per cui si suppone che dal fumo che anneriva le pareti di questo ambiente si chiamò atrium (da ater, nero).
All’atrio si accedeva attraversando un vestibolo (vestibulum) e, dietro la porta d’ingresso, uno stretto corridoio in salita (fauces).
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La porta d’ingresso (ianua) era di legno a due o più battenti (fores o valvæ) ruotanti su cardini disposti sulla soglia e sull’architrave. Ai lati della fauce e dell’atrio si aprivano piccoli ambienti adibiti a camere da letto (cubicula) e due spazi aperti (alæ); diametralmente opposto all’ingresso si scorgeva il tablino (tablinum), fiancheggiato da uno stretto corridoio (andron) che portava all’hortus e ad uno o due spazi laterali, con funzione di stanza di soggiorno, di dispensa o di cucina.
Il triclinio (triclinium) compare nella casa italica insieme al costume greco di desinare sdraiati, collocandosi solitamente in una delle stanze laterali del tablino. La mensa tricliniare (cartibulum) era posta al centro di tre letti (medius, summus, imus lectus) per consentire ai convitati sdraiati su di essi di deporvi le stoviglie e prendere i cibi.
Il peristilio (peristylium) è l’elemento di importazione principale della nuova moda architettonica greco – ellenistica; attorno ad esso si sviluppano ambienti di soggiorno o di ricevimento: l’exedra e gli oeci.
Il triclinio (triclinium) compare nella casa italica insieme al costume greco di desinare sdraiati, collocandosi solitamente in una delle stanze laterali del tablino. La mensa tricliniare (cartibulum) era posta al centro di tre letti (medius, summus, imus lectus) per consentire ai convitati sdraiati su di essi di deporvi le stoviglie e prendere i cibi.
Il peristilio (peristylium) è l’elemento di importazione principale della nuova moda architettonica greco – ellenistica; attorno ad esso si sviluppano ambienti di soggiorno o di ricevimento: l’exedra e gli oeci.
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L’incremento demografico verificatosi durante l’impero e la crisi degli alloggi conseguente ai danni provocati dal terremoto del 62 d.C., determinarono uno sviluppo verticale delle case ad uso abitativo, anche se comunque, essendo Pompei sempre una cittadina di provincia (anche se nodo di importanti traffici commerciali), la casa pompeiana continuò ad essere percepita come unità abitativa al servizio di un solo nucleo familiare.
Gli interni della casa pompeiana erano arredati con pochi mobili; oltre a vari tipi di sedie e sgabelli troviamo molti letti con funzioni diverse: una specie di sofà su cui ci si sdraiava per studiare (lectus lucubratorius), il letto per i convitti (lectus tricliniaris), quello per dormire (lectus cubicularis).
Gli armadi pesanti (armaria) erano poggiati a terra, avevano la forma dei nostri ed erano provvisti di chiavi e serrature. Per nessun oggetto però, Pompei offre un campionario così cospicuo e vario come per i mezzi di riscaldamento e di illuminazione: bracieri, lucerne ad olio, lucernieri, candelabri, lavorati il più delle volte con notevole estro artistico in cui si tradisce un deciso acceso gusto alessandrino.
Gli interni della casa pompeiana erano arredati con pochi mobili; oltre a vari tipi di sedie e sgabelli troviamo molti letti con funzioni diverse: una specie di sofà su cui ci si sdraiava per studiare (lectus lucubratorius), il letto per i convitti (lectus tricliniaris), quello per dormire (lectus cubicularis).
Gli armadi pesanti (armaria) erano poggiati a terra, avevano la forma dei nostri ed erano provvisti di chiavi e serrature. Per nessun oggetto però, Pompei offre un campionario così cospicuo e vario come per i mezzi di riscaldamento e di illuminazione: bracieri, lucerne ad olio, lucernieri, candelabri, lavorati il più delle volte con notevole estro artistico in cui si tradisce un deciso acceso gusto alessandrino.
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Largamente usati per la suppellettile da cucina e da mensa furono materiali come la terracotta, il vetro, il bronzo: l’impiego del metallo era soprattutto per casseruole, ramaioli, tazze, colini, mestoli, mentre la terracotta era usata per anfore, mortai, imbuti, secchi. Non mancano esempi di vasellame in argento: coppe a calice, tazze, coppe a tronco di cono, bicchieri, vassoi da portata, scodelle, cucchiai.
Il giorno era diviso in dodici ore diurne (hora prima, secunda, tertia, ecc.) e dodici notturne, divise, queste ultime, in quattro periodi detti vigiliæ di tre ore ciascuno, corrispondenti ai turni di guardia delle sentinelle. Le tre date principali erano: le calende (il primo giorno del mese), le none (il 5 del mese) e le idi (il 15 del mese). Il raggruppamento dei giorni in settimane cominciò a diffondersi durante l'età imperiale:i giorni presero il nome dagli astri.
Il giorno era diviso in dodici ore diurne (hora prima, secunda, tertia, ecc.) e dodici notturne, divise, queste ultime, in quattro periodi detti vigiliæ di tre ore ciascuno, corrispondenti ai turni di guardia delle sentinelle. Le tre date principali erano: le calende (il primo giorno del mese), le none (il 5 del mese) e le idi (il 15 del mese). Il raggruppamento dei giorni in settimane cominciò a diffondersi durante l'età imperiale:i giorni presero il nome dagli astri.