La ricostruzione dei giardini
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/giardini1_orig.jpg)
Attualmente nella zona archeologica di Pompei si sta attuando una ricerca focalizzata sullo studio del tipo di vegetazione usato allora per gli spazi verdi, grazie ad un metodo che si avvale di nuove tecnologie e della presenza sul luogo di specialisti in biologia e botanica.
L’architettura del giardino era particolarmente curata in ambiente romano. La casa aveva larghi spazi aperti, sui quali si affacciavano le stanze, circondati da un peristilio, che venivano abbelliti con fiori e piante. Questi spazi, detti viridarium, oltre ad essere un luogo in cui trascorrere momenti gradevoli, avevano significati religiosi connessi con la natura e i suoi profondi legami con le divinità delle stagioni; servivano a coltivare i fiori destinati alle corone delle offerte agli dei; producevano le piante medicinali per quotidiane necessità; infine, rendevano più piacevole la vita con la vista dei fiori nelle varie stagioni e con l’odore penetrante della flora mediterranea.
Del resto ogni pianta aveva il proprio significato allegorico e in base a questo veniva utilizzata nelle cerimonie religiose: l’alloro era sinonimo di sapienza e virtù eroica; l’oleandro, simbolo di morte; il corbezzolo, rappresentava l’eternità; il viburno, la pianta dei trionfi; la rosa già allora simboleggiava l’amore; il platano, che non a caso a Pompei ornava la Palestra Grande, era metafora della robustezza e della resistenza alle traversie della vita; la viola era il fiore nuziale per eccellenza; le cisti bianche a cinque petali, simbolo della caducità umana.
L’architettura del giardino era particolarmente curata in ambiente romano. La casa aveva larghi spazi aperti, sui quali si affacciavano le stanze, circondati da un peristilio, che venivano abbelliti con fiori e piante. Questi spazi, detti viridarium, oltre ad essere un luogo in cui trascorrere momenti gradevoli, avevano significati religiosi connessi con la natura e i suoi profondi legami con le divinità delle stagioni; servivano a coltivare i fiori destinati alle corone delle offerte agli dei; producevano le piante medicinali per quotidiane necessità; infine, rendevano più piacevole la vita con la vista dei fiori nelle varie stagioni e con l’odore penetrante della flora mediterranea.
Del resto ogni pianta aveva il proprio significato allegorico e in base a questo veniva utilizzata nelle cerimonie religiose: l’alloro era sinonimo di sapienza e virtù eroica; l’oleandro, simbolo di morte; il corbezzolo, rappresentava l’eternità; il viburno, la pianta dei trionfi; la rosa già allora simboleggiava l’amore; il platano, che non a caso a Pompei ornava la Palestra Grande, era metafora della robustezza e della resistenza alle traversie della vita; la viola era il fiore nuziale per eccellenza; le cisti bianche a cinque petali, simbolo della caducità umana.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/giardini2_orig.jpg)
Tutte queste specie, e molte altre ancora come il giglio, il garofano, i fiori d’arancio, la pervinca, la palma da dattero, l’edera, sono accuratamente riprodotte nelle pitture di giardino, i cui vividi colori ricoprivano le stanze interne delle case, dilatando gli spazi chiusi e ricreando, così, l’amenità degli spazi aperti.
Lo studio condotto sulle specie vegetali ha permesso di riconoscere ogni pianta, ogni arbusto, ogni fiore. Questo ha dato luogo ad una vera e propria rinascita dei giardini come parte essenziale del restauro delle case, rispettando il più possibile le antiche coltivazioni. Ciò è stato reso attuabile dal fatto che il terreno di Pompei non ha subito sostanziali rivolgimenti dall’epoca dell’eruzione; inoltre, le moderne tecnologie di recupero dei pollini dal terreno, attraverso i quali si è risaliti alle piante, consentono non solo di conoscere la vegetazione antica ma anche di recuperare la disposizione stessa delle piante ornamentali all’interno dei singoli giardini.
In questo modo si ampliano i campi di indagine scientifica e si attua quella correlazione tra i diversi metodi di lavoro che è oggi il più moderno sistema di fare archeologia; migliorando, nel contempo, la comprensione da parte dei visitatori di quella meravigliosa realtà che è una città come Pompei, in grado di offrire emozioni uniche.
Lo studio condotto sulle specie vegetali ha permesso di riconoscere ogni pianta, ogni arbusto, ogni fiore. Questo ha dato luogo ad una vera e propria rinascita dei giardini come parte essenziale del restauro delle case, rispettando il più possibile le antiche coltivazioni. Ciò è stato reso attuabile dal fatto che il terreno di Pompei non ha subito sostanziali rivolgimenti dall’epoca dell’eruzione; inoltre, le moderne tecnologie di recupero dei pollini dal terreno, attraverso i quali si è risaliti alle piante, consentono non solo di conoscere la vegetazione antica ma anche di recuperare la disposizione stessa delle piante ornamentali all’interno dei singoli giardini.
In questo modo si ampliano i campi di indagine scientifica e si attua quella correlazione tra i diversi metodi di lavoro che è oggi il più moderno sistema di fare archeologia; migliorando, nel contempo, la comprensione da parte dei visitatori di quella meravigliosa realtà che è una città come Pompei, in grado di offrire emozioni uniche.