La colonia
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/colonia1_orig.jpg)
Nell’80 a.C. Silla inviò a Pompei suo nipote per trasformare il Municipio in Colonia, attribuendole il nome di COLONIA CORNELIA VENERIA POMPEIANORUM e ascrivendola alla tribù Menenia. Con l’avvento di Augusto, nel 27 a.C., ebbe inizio per Pompei un periodo di progressiva romanizzazione; arrivarono infatti nuove gentes filoaugustee che si fecero promotrici del culto di Roma.
Una vera fortuna per la città fu l’allacciamento dell’acquedotto di Serino fatto costruire da Agrippa, genero di Augusto, per la sua flotta stanziata a Capo Miseno. Verso la fine dell’impero di Caligola, nel 40 d.C., si verificò una crisi a Pompei, che sembrò risolversi con l’avvento di Nerone e la vita della città dovette procedere tranquillamente fino al 59 d.C., quando scoppiò nell'Anfiteatro la sanguinosa rissa tra Nucerini e Pompeiani, che portò Nerone a sospendere le manifestazioni per ben dieci anni.
Una vera fortuna per la città fu l’allacciamento dell’acquedotto di Serino fatto costruire da Agrippa, genero di Augusto, per la sua flotta stanziata a Capo Miseno. Verso la fine dell’impero di Caligola, nel 40 d.C., si verificò una crisi a Pompei, che sembrò risolversi con l’avvento di Nerone e la vita della città dovette procedere tranquillamente fino al 59 d.C., quando scoppiò nell'Anfiteatro la sanguinosa rissa tra Nucerini e Pompeiani, che portò Nerone a sospendere le manifestazioni per ben dieci anni.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/colonia2_orig.jpg)
Nel 62 d.C. un catastrofico terremoto colpiva Pompei ed altre città della Campania, tra cui Ercolano. Pompei subì molti danni; infatti al momento dell’eruzione vulcanica che la seppellì completamente erano ancora in atto restauri e ricostruzioni.
Poco dopo mezzogiorno del 24 agosto 79 d.C., i pompeiani videro una nube a forma di pino aleggiare sul Vesuvio; subito dopo il gigantesco tappo di lava solidificata che ostruiva la bocca del cratere esplose sotto la spinta dei gas e volò in aria frantumandosi e trasformandosi in lapilli che si depositarono sulla città per un’altezza variabile tra 2 e 6 metri e per un raggio di 70 km.
Poco dopo mezzogiorno del 24 agosto 79 d.C., i pompeiani videro una nube a forma di pino aleggiare sul Vesuvio; subito dopo il gigantesco tappo di lava solidificata che ostruiva la bocca del cratere esplose sotto la spinta dei gas e volò in aria frantumandosi e trasformandosi in lapilli che si depositarono sulla città per un’altezza variabile tra 2 e 6 metri e per un raggio di 70 km.