Poggiomarino, il porto di Pompei
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/poggiomarino1_orig.jpg)
Una straordinaria scoperta, un insediamento risalente al II millennio a.C., è venuto alla luce in località Longola di Poggiomarino, a pochi chilometri a nord-est di Pompei: un arcipelago formato da isolotti e canali artificiali che farebbe pensare all’esistenza di un porto fluviale sul Sarno di significativa rilevanza.
Lo scavo, effettuato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei per lo studio del territorio in relazione alla costruzione del depuratore del fiume Sarno, sta progressivamente mettendo in luce una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dal II millennio a.C. fino a tutto il VII secolo a.C..
E' la prima volta che in Campania si rileva una continuità di insediamento dal 1500 a.C. sino al 700 a.C. con la presenza di palafitte, finora rinvenute soltanto nel Nord Italia. Scoperte che aprono nuovi scenari e interpretazioni della storia di tutta l'Italia meridionale.
Il luogo è caratterizzato da piccoli isolotti delimitati da canali, i bordi dei quali sono stati rafforzati con tronchi d'albero infitti verticalmente, poi sostituiti da travi squadrate. La superficie degli isolotti, bonificata e rialzata con varie tecniche nel corso dei secoli d'insediamento, conserva i resti delle capanne e varie suppellettili che confermano la presenza di una comunità dedita anche alla lavorazione del bronzo e dell'ambra.
La località, secondo una prima ricostruzione degli studiosi, venne poi abbandonata, a causa di una alluvione, all'inizio del VI secolo a.C.; ed è proprio dalla migrazione di questi abitanti e di quelli della valle superiore del Sarno che potrebbe essere nata l'antica Pompei.
Lo scavo, effettuato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei per lo studio del territorio in relazione alla costruzione del depuratore del fiume Sarno, sta progressivamente mettendo in luce una serie di abitati, sovrapposti l'uno all'altro, databili dal II millennio a.C. fino a tutto il VII secolo a.C..
E' la prima volta che in Campania si rileva una continuità di insediamento dal 1500 a.C. sino al 700 a.C. con la presenza di palafitte, finora rinvenute soltanto nel Nord Italia. Scoperte che aprono nuovi scenari e interpretazioni della storia di tutta l'Italia meridionale.
Il luogo è caratterizzato da piccoli isolotti delimitati da canali, i bordi dei quali sono stati rafforzati con tronchi d'albero infitti verticalmente, poi sostituiti da travi squadrate. La superficie degli isolotti, bonificata e rialzata con varie tecniche nel corso dei secoli d'insediamento, conserva i resti delle capanne e varie suppellettili che confermano la presenza di una comunità dedita anche alla lavorazione del bronzo e dell'ambra.
La località, secondo una prima ricostruzione degli studiosi, venne poi abbandonata, a causa di una alluvione, all'inizio del VI secolo a.C.; ed è proprio dalla migrazione di questi abitanti e di quelli della valle superiore del Sarno che potrebbe essere nata l'antica Pompei.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/poggiomarino2_orig.jpg)
Il sito, che si estende su una superficie di almeno 7 ettari, appare una delle scoperte di maggiore rilievo degli ultimi 50 anni. E’ attestata infatti una continuità abitativa di quasi un millennio (XV – VI secolo a.C.) che non trova confronti nel panorama della storia campana e che risulta un caso eccezionale nell’ambito della storia europea.
Per la prima volta si individua e si scava, infatti, un’area insediativa coeva alle tombe dell’età del ferro della valle del Sarno (IX – VII secolo a.C.) e che colma la lacuna conoscitiva tra le fasi iniziali dell’età del bronzo, rinvenute in gran parte della piana campana e testimoniate tra l’altro in questa zona dai villaggi di Nola, Palma Campania e Sarno, e la fondazione di Pompei (inizi VI secolo a.C.).
La tipologia insediativa appare di estremo interesse con occupazione di aree rilevate, veri e propri isolotti, ricavati a seguito della realizzazione di opere di canalizzazione e bonifica che attestano una elevata conoscenza di cognizioni di ingegneria idraulica e un’attenta selezione dei materiali adoperati per la realizzazione di strutture abitative.
L’eccezionale stato di conservazione dei legni trova confronti solo con alcuni siti lacustri e fluviali dell’Italia settentrionale e dell’Europa continentale e ha permesso tra l’altro il rinvenimento di una canoa monossile. La quantità e la qualità dei reperti, inoltre, unita al rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati e di scarti di lavorazione (di bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea) fanno di Poggiomarino un importantissimo centro di produzione e scambio di beni di prestigio.
Di particolare interesse appaiono altresì i dati che permettono di ricostruire l’antico quadro ambientale caratterizzato dalla presenza di fitti boschi di querce e di abbondantissima fauna anche selvatica (cinghiali, orsi, caprioli, cervi).
Per la prima volta si individua e si scava, infatti, un’area insediativa coeva alle tombe dell’età del ferro della valle del Sarno (IX – VII secolo a.C.) e che colma la lacuna conoscitiva tra le fasi iniziali dell’età del bronzo, rinvenute in gran parte della piana campana e testimoniate tra l’altro in questa zona dai villaggi di Nola, Palma Campania e Sarno, e la fondazione di Pompei (inizi VI secolo a.C.).
La tipologia insediativa appare di estremo interesse con occupazione di aree rilevate, veri e propri isolotti, ricavati a seguito della realizzazione di opere di canalizzazione e bonifica che attestano una elevata conoscenza di cognizioni di ingegneria idraulica e un’attenta selezione dei materiali adoperati per la realizzazione di strutture abitative.
L’eccezionale stato di conservazione dei legni trova confronti solo con alcuni siti lacustri e fluviali dell’Italia settentrionale e dell’Europa continentale e ha permesso tra l’altro il rinvenimento di una canoa monossile. La quantità e la qualità dei reperti, inoltre, unita al rinvenimento di numerosi oggetti semilavorati e di scarti di lavorazione (di bronzo, ferro, ambra e pasta vitrea) fanno di Poggiomarino un importantissimo centro di produzione e scambio di beni di prestigio.
Di particolare interesse appaiono altresì i dati che permettono di ricostruire l’antico quadro ambientale caratterizzato dalla presenza di fitti boschi di querce e di abbondantissima fauna anche selvatica (cinghiali, orsi, caprioli, cervi).