Regio I
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/citarista_orig.jpg)
Casa del Citarista
E’ una delle più signorili abitazioni di Pompei del periodo romano; prende il nome dalla statua bronzea di Apollo Citaredo (ora nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli). E’ il risultato della fusione di due case già spaziose e presenta due atri e tre peristili, riccamente decorati con quadri figurati, e abbelliti da gruppi di animali in bronzo adattati a getti di fontana.
E’ una delle più signorili abitazioni di Pompei del periodo romano; prende il nome dalla statua bronzea di Apollo Citaredo (ora nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli). E’ il risultato della fusione di due case già spaziose e presenta due atri e tre peristili, riccamente decorati con quadri figurati, e abbelliti da gruppi di animali in bronzo adattati a getti di fontana.
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Casa del Larario di Achille
Il larario è completamente rivestito di fini decorazioni; notevole è il fregio sotto la volta del piccolo ambiente, composto da centinaia di minuscoli frammenti: su un fondo azzurro intenso, si susseguono, a bassorilievo in stucco, alcune raffigurazioni relative all’ultimo canto dell’Iliade. Data la presenza di molteplici scheggioni di calcare gessoso ammassati nel peristilio, si suppone che la casa fosse in ristrutturazione quando la catastrofe colpì la città.
Il larario è completamente rivestito di fini decorazioni; notevole è il fregio sotto la volta del piccolo ambiente, composto da centinaia di minuscoli frammenti: su un fondo azzurro intenso, si susseguono, a bassorilievo in stucco, alcune raffigurazioni relative all’ultimo canto dell’Iliade. Data la presenza di molteplici scheggioni di calcare gessoso ammassati nel peristilio, si suppone che la casa fosse in ristrutturazione quando la catastrofe colpì la città.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/fullonica_orig.jpg)
Fullonica di Stephanus
E’ una lavanderia (fullonica) tipica pompeiana, con bottega a pianterreno ed abitazione al primo piano. Era adibita al lavaggio, alla tintura ed alla stiratura dei panni. Nell’ingresso restano avanzi del torchio per la stiratura (pressorium). L’originario impluvio dell’atrio fu trasformato in una vasca. Il lavaggio e la tintura avveniva nei piccoli ambienti sul fondo del giardino dove ci sono vasche intercomunicanti e vaschette per il pestaggio; infatti le stoffe, immerse in liquidi sgrassanti, venivano pestate con i piedi (saltus fullonici). Gli operai avevano a disposizione una cucina ed una piccola latrina.
E’ una lavanderia (fullonica) tipica pompeiana, con bottega a pianterreno ed abitazione al primo piano. Era adibita al lavaggio, alla tintura ed alla stiratura dei panni. Nell’ingresso restano avanzi del torchio per la stiratura (pressorium). L’originario impluvio dell’atrio fu trasformato in una vasca. Il lavaggio e la tintura avveniva nei piccoli ambienti sul fondo del giardino dove ci sono vasche intercomunicanti e vaschette per il pestaggio; infatti le stoffe, immerse in liquidi sgrassanti, venivano pestate con i piedi (saltus fullonici). Gli operai avevano a disposizione una cucina ed una piccola latrina.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/criptoportico1_orig.jpg)
Casa del Criptoportico
La casa prende il nome da un lussuoso corridoio coperto (criptoportico), che nell’ultimo periodo della città venne adibito a deposito, come dimostra il rinvenimento di una sessantina di anfore vinarie. Il corridoio sotterraneo a tre ali fu creato per passeggiare, quando fuori era maltempo. Il proprietario fece ricopiare alle pareti una pinacoteca.
La decorazione mostra uno zoccolo a meandro ed una parete a grandi lastre rosse (ortostati) inquadrate da erme; nella parte alta sono dipinte scene della guerra di Troia, dalla Peste nel campo acheo fino ai Giochi funebri in onore di Patroclo. Al centro della parete di fondo si trovava la raffigurazione della fuga di Enea da Troia con il padre Anchise ed il figlioletto Iulo. Tale scena costituiva l’anello di congiunzione fra il mito greco e la storia di Roma; fu infatti a seguito della caduta di Troia e della fuga di Enea verso le coste del Lazio che il figlio Iulo fondò Alba Longa, dalla quale sarebbe sorta Roma. La stessa storia costituisce il tema principale dell’Eneide di Virgilio.
Nell’abitazione è presente un piccolo impianto termale privato. Nel giardino della casa si rinvennero numerosi calchi fra i quali quello di una madre che protegge la figlia e quello di uno schiavo con un ceppo alla caviglia.
La casa prende il nome da un lussuoso corridoio coperto (criptoportico), che nell’ultimo periodo della città venne adibito a deposito, come dimostra il rinvenimento di una sessantina di anfore vinarie. Il corridoio sotterraneo a tre ali fu creato per passeggiare, quando fuori era maltempo. Il proprietario fece ricopiare alle pareti una pinacoteca.
La decorazione mostra uno zoccolo a meandro ed una parete a grandi lastre rosse (ortostati) inquadrate da erme; nella parte alta sono dipinte scene della guerra di Troia, dalla Peste nel campo acheo fino ai Giochi funebri in onore di Patroclo. Al centro della parete di fondo si trovava la raffigurazione della fuga di Enea da Troia con il padre Anchise ed il figlioletto Iulo. Tale scena costituiva l’anello di congiunzione fra il mito greco e la storia di Roma; fu infatti a seguito della caduta di Troia e della fuga di Enea verso le coste del Lazio che il figlio Iulo fondò Alba Longa, dalla quale sarebbe sorta Roma. La stessa storia costituisce il tema principale dell’Eneide di Virgilio.
Nell’abitazione è presente un piccolo impianto termale privato. Nel giardino della casa si rinvennero numerosi calchi fra i quali quello di una madre che protegge la figlia e quello di uno schiavo con un ceppo alla caviglia.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/amanti_orig.jpg)
Casa dei Casti Amanti
La casa dei Casti Amanti deve il suo nome ai motivi dei quadri che mostrano amanti riuniti a convito. Si tratta di una casa – bottega, con un panificio sul lato della strada ed abitazione all’interno. Il grande panificio è dotato di forno con macine.
In una stalla che si apriva sul vicolo a meridione sono stati trovati gli scheletri dei muli utilizzati per i carichi delle granaglie. L’abitazione mostra eleganti pitture. In un salone la decorazione era ancora in corso d’opera proprio il giorno dell’eruzione, pertanto vi compaiono parti complete e parti in preparazione con graffiti e disegni preparatori (sinópie); sotto la volta crollata sono state rinvenute delle coppette di colore, un fornellino ed un compasso. Si è riusciti a ricostruire il disegno delle aiuole nel giardino grazie ai fori lasciati dalle recinzioni di canne.
La casa dei Casti Amanti deve il suo nome ai motivi dei quadri che mostrano amanti riuniti a convito. Si tratta di una casa – bottega, con un panificio sul lato della strada ed abitazione all’interno. Il grande panificio è dotato di forno con macine.
In una stalla che si apriva sul vicolo a meridione sono stati trovati gli scheletri dei muli utilizzati per i carichi delle granaglie. L’abitazione mostra eleganti pitture. In un salone la decorazione era ancora in corso d’opera proprio il giorno dell’eruzione, pertanto vi compaiono parti complete e parti in preparazione con graffiti e disegni preparatori (sinópie); sotto la volta crollata sono state rinvenute delle coppette di colore, un fornellino ed un compasso. Si è riusciti a ricostruire il disegno delle aiuole nel giardino grazie ai fori lasciati dalle recinzioni di canne.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/menandro1_orig.jpg)
Casa del Menandro
Questa casa, come quella degli Amorini Dorati, apparteneva a Quinto Poppeo, della influente famiglia dei Poppei, imparentati con l’imperatrice Poppea Sabina. Nell’angolo a destra dell’atrio è posto un larario in forma di tempietto.
Sull’atrio si apre una sala decorata con quadri del ciclo iliaco: Ulisse che strappa Cassandra dal Palladio (ma è Aiace nella versione omerica), Cassandra, il Cavallo di Troia e Laocoonte. Il giardino (peristilium) è chiuso da un parapetto decorato con aironi. Sul lato nord si apre l’oecus a fondo verde, chiuso in alto da un fregio con il ratto delle donne dei Lapiti da parte dei Centauri.
Al centro del pavimento, un quadretto a mosaico raffigura pigmei sul Nilo. Sul fondo del giardino, vi sono una biblioteca, un sacello domestico ed un’esedra rettangolare inquadrata da due ad abside. Nell’esedra centrale sono dipinti due poeti seduti: quello che declama è Menandro e l’altro era, probabilmente, Euripide. Le esedre ad abside sono decorate con Artemide e con Afrodite.
Il sacello domestico contiene un larario in muratura sul quale sono posti i calchi dei ritratti in legno degli antenati (imagines maiorum). Sul lato orientale del giardino vi sono le sale di ricevimento. Al centro si apre un immenso salone (oecus triclinare). La casa è dotata di un piccolo quartiere termale. Nella stalla (equile) è esposta la ricostruzione di un carro agricolo (originali solo le parti in ferro e in bronzo). Una cassa con 118 pezzi di argenteria per un peso di 24 chili, venne nascosta nei sotterranei della casa. Gli argenti sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Questa casa, come quella degli Amorini Dorati, apparteneva a Quinto Poppeo, della influente famiglia dei Poppei, imparentati con l’imperatrice Poppea Sabina. Nell’angolo a destra dell’atrio è posto un larario in forma di tempietto.
Sull’atrio si apre una sala decorata con quadri del ciclo iliaco: Ulisse che strappa Cassandra dal Palladio (ma è Aiace nella versione omerica), Cassandra, il Cavallo di Troia e Laocoonte. Il giardino (peristilium) è chiuso da un parapetto decorato con aironi. Sul lato nord si apre l’oecus a fondo verde, chiuso in alto da un fregio con il ratto delle donne dei Lapiti da parte dei Centauri.
Al centro del pavimento, un quadretto a mosaico raffigura pigmei sul Nilo. Sul fondo del giardino, vi sono una biblioteca, un sacello domestico ed un’esedra rettangolare inquadrata da due ad abside. Nell’esedra centrale sono dipinti due poeti seduti: quello che declama è Menandro e l’altro era, probabilmente, Euripide. Le esedre ad abside sono decorate con Artemide e con Afrodite.
Il sacello domestico contiene un larario in muratura sul quale sono posti i calchi dei ritratti in legno degli antenati (imagines maiorum). Sul lato orientale del giardino vi sono le sale di ricevimento. Al centro si apre un immenso salone (oecus triclinare). La casa è dotata di un piccolo quartiere termale. Nella stalla (equile) è esposta la ricostruzione di un carro agricolo (originali solo le parti in ferro e in bronzo). Una cassa con 118 pezzi di argenteria per un peso di 24 chili, venne nascosta nei sotterranei della casa. Gli argenti sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/efebo_orig.jpg)
Casa dell’Efebo
E’ la tipica dimora del ceto medio mercantile, arricchito dai traffici commerciali.
Si compone dell’aggregato di più case comunicanti, con tre porte di accesso. Il triclinio presenta un prezioso emblema in intarsio marmoreo (opus sectile) al centro del pavimento, e nel giardino si trova un gran dipinto di Marte e Venere, con un larario addossato al castellum aquæ. Una scaletta conduceva ad una piccola abitazione connessa, avente un altro ingresso sulla strada sottoposta. La casa deve il suo nome alla statua bronzea dell’Efebo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), copia di un originale greco del V sec. a.C., che il proprietario dell’abitazione, P. Cornelio Tegete, adattò a portalampada (lychnophoros).
E’ la tipica dimora del ceto medio mercantile, arricchito dai traffici commerciali.
Si compone dell’aggregato di più case comunicanti, con tre porte di accesso. Il triclinio presenta un prezioso emblema in intarsio marmoreo (opus sectile) al centro del pavimento, e nel giardino si trova un gran dipinto di Marte e Venere, con un larario addossato al castellum aquæ. Una scaletta conduceva ad una piccola abitazione connessa, avente un altro ingresso sulla strada sottoposta. La casa deve il suo nome alla statua bronzea dell’Efebo (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), copia di un originale greco del V sec. a.C., che il proprietario dell’abitazione, P. Cornelio Tegete, adattò a portalampada (lychnophoros).
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/paquio_orig.jpg)
Casa di Paquio Proculo
La casa è attribuita al panettiere (pistor) Paquio Proculo, che divenne duoviro di Pompei. Stando alla diffusa propaganda elettorale era il cittadino più influente del quartiere. Il pavimento è tutto un tappeto a mosaico; il disegno all’ingresso mostra un cane attaccato ad un battente di porta, mentre quello nell’atrio è suddiviso in pannelli con diversi animali. Gli ambienti signorili e gli alloggi si aprono sul giardino di fondo. Nell’esedra si rinvennero gli scheletri di sette fanciulli.
La casa è attribuita al panettiere (pistor) Paquio Proculo, che divenne duoviro di Pompei. Stando alla diffusa propaganda elettorale era il cittadino più influente del quartiere. Il pavimento è tutto un tappeto a mosaico; il disegno all’ingresso mostra un cane attaccato ad un battente di porta, mentre quello nell’atrio è suddiviso in pannelli con diversi animali. Gli ambienti signorili e gli alloggi si aprono sul giardino di fondo. Nell’esedra si rinvennero gli scheletri di sette fanciulli.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/amandus_orig.jpg)
Casa del Sacerdos Amandus
Notevole il triclinio, adorno di una bella decorazione e quadri rappresentanti Polifemo e Galatea, Perseo e Andromeda, Ercole nel giardino delle Esperidi, Dedalo e Icaro. Nel piccolo peristilio è stato ricavato il calco della radice dell’unico grande albero che l’ombreggiava.
Notevole il triclinio, adorno di una bella decorazione e quadri rappresentanti Polifemo e Galatea, Perseo e Andromeda, Ercole nel giardino delle Esperidi, Dedalo e Icaro. Nel piccolo peristilio è stato ricavato il calco della radice dell’unico grande albero che l’ombreggiava.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/impluvio_orig.jpg)
Casa del bell’Impluvio
Anche questa casa si trovava in corso di restauro dopo il terremoto del 62; presenta un grandioso atrio e il tablinium, una ricca decorazione del bacino dell’impluvio, rivestito di mosaico e intarsio in marmo policromo e, in un cubicolo, una scena di gineceo.
Anche questa casa si trovava in corso di restauro dopo il terremoto del 62; presenta un grandioso atrio e il tablinium, una ricca decorazione del bacino dell’impluvio, rivestito di mosaico e intarsio in marmo policromo e, in un cubicolo, una scena di gineceo.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/bracciale_orig.jpg)
Casa del Bracciale d'Oro
Nel triclinio della casa è stato ritrovato in frammenti e ricomposto un affresco di giardino che mostra un’incannucciata incorniciata, con una lussureggiante vegetazione riprodotta con cura minuziosa, all’interno della quale volano e si posano uccelli di ogni tipo; in alto è appeso un oscillum di marmo, rotondo.
Gli oscillum sono grandi tondi in marmo, che venivano appesi in modo da oscillare, appunto, e da essere visibili da ambedue i lati; molto usati nella ornamentazione, erano decorati con figure a rilievo. Se ne sono trovati molti a Pompei, in gran parte di soggetto dionisiaco; una variante è l’oscillum a forma di pelta o di mezzaluna, che era lo scudo preferito delle Amazzoni e di Dioniso, ornato di sottili rilievi, con teste di grifoni sulle punte del crescente.
Nel triclinio della casa è stato ritrovato in frammenti e ricomposto un affresco di giardino che mostra un’incannucciata incorniciata, con una lussureggiante vegetazione riprodotta con cura minuziosa, all’interno della quale volano e si posano uccelli di ogni tipo; in alto è appeso un oscillum di marmo, rotondo.
Gli oscillum sono grandi tondi in marmo, che venivano appesi in modo da oscillare, appunto, e da essere visibili da ambedue i lati; molto usati nella ornamentazione, erano decorati con figure a rilievo. Se ne sono trovati molti a Pompei, in gran parte di soggetto dionisiaco; una variante è l’oscillum a forma di pelta o di mezzaluna, che era lo scudo preferito delle Amazzoni e di Dioniso, ornato di sottili rilievi, con teste di grifoni sulle punte del crescente.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/frutteto_orig.jpg)
Casa del Frutteto
Due cubicoli di questa casa con le pareti interamente dipinte, conservano la riproduzione di due piante di limone cariche di frutti; inoltre, in altri dipinti, si possono riconoscere l’arancia e la limetta.
Si è dimostrato che le riproduzioni di frutta dei dipinti pompeiani sono strettamente veristiche e, quindi, hanno un indiscusso valore documentario. Ne risulta che la storia comunemente accettata della diffusione degli agrumi è inesatta: gli storici sono concordi nell’affermare che gli agrumi furono portati dall’India in Africa dagli Arabi, che furono i primi a coltivarla in Sicilia nel X secolo; i Crociati la diffusero poi in Italia. Ma, a quanto pare, piante di limone, di limetta e di arancio erano acclimatate e coltivate in Campania fin dal I secolo d.C..
Due cubicoli di questa casa con le pareti interamente dipinte, conservano la riproduzione di due piante di limone cariche di frutti; inoltre, in altri dipinti, si possono riconoscere l’arancia e la limetta.
Si è dimostrato che le riproduzioni di frutta dei dipinti pompeiani sono strettamente veristiche e, quindi, hanno un indiscusso valore documentario. Ne risulta che la storia comunemente accettata della diffusione degli agrumi è inesatta: gli storici sono concordi nell’affermare che gli agrumi furono portati dall’India in Africa dagli Arabi, che furono i primi a coltivarla in Sicilia nel X secolo; i Crociati la diffusero poi in Italia. Ma, a quanto pare, piante di limone, di limetta e di arancio erano acclimatate e coltivate in Campania fin dal I secolo d.C..
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/sotericus_orig.jpg)
Panificio di Sotericus
Il panificio (pistrinum) di Sotericus, su Via dell’Abbondanza, è uno dei più grandi di Pompei. Il nome del proprietario appare sulle iscrizioni riportate sulle anfore. Oltre alle macine, azionate da muli, si conservano il forno e l’impastatrice.
Il panificio (pistrinum) di Sotericus, su Via dell’Abbondanza, è uno dei più grandi di Pompei. Il nome del proprietario appare sulle iscrizioni riportate sulle anfore. Oltre alle macine, azionate da muli, si conservano il forno e l’impastatrice.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/fuggiaschi_orig.jpg)
Orto dei Fuggiaschi
Il piccolo portico era usato come vestibolo di questa casa, dove si trovavano dei vigneti per la coltivazione della vite e la produzione del vino.
Nel 1961 furono trovati le tracce di alcune vittime dell’eruzione, circa tredici persone che si erano rifugiate nel vestibolo mentre piovevano lapilli e cenere; lì morirono soffocati uno dopo l’altro. Dagli spazi lasciati vuoti dai corpi sotto lo strato di cenere furono ricavati dei calchi, secondo il metodo del Fiorelli, che rappresentano uno dei più drammatici esempi della morte di Pompei e del suo popolo.
Il piccolo portico era usato come vestibolo di questa casa, dove si trovavano dei vigneti per la coltivazione della vite e la produzione del vino.
Nel 1961 furono trovati le tracce di alcune vittime dell’eruzione, circa tredici persone che si erano rifugiate nel vestibolo mentre piovevano lapilli e cenere; lì morirono soffocati uno dopo l’altro. Dagli spazi lasciati vuoti dai corpi sotto lo strato di cenere furono ricavati dei calchi, secondo il metodo del Fiorelli, che rappresentano uno dei più drammatici esempi della morte di Pompei e del suo popolo.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/v-stabiana_orig.jpg)
Via Stabiana
Lungo questa via troviamo le Terme Stabiane, il più antico e completo impianto termale di Pompei, con annessa una palestra, che occupavano l’area di un’intera insula, insieme ad una serie di botteghe. Di fronte alle terme si trova il Pistrinum di Modesto, nel quale sono state rinvenute le macine in pietra lavica. Più avanti si affaccia il Tempio di Giove Melichio, il più piccolo della città, nel quale sono state rinvenute due grandi statue di Giove e Giunonee un busto di Minerva. La Via Stabiana termina alla Porta di Stabia, una delle più antiche di Pompei.
Lungo questa via troviamo le Terme Stabiane, il più antico e completo impianto termale di Pompei, con annessa una palestra, che occupavano l’area di un’intera insula, insieme ad una serie di botteghe. Di fronte alle terme si trova il Pistrinum di Modesto, nel quale sono state rinvenute le macine in pietra lavica. Più avanti si affaccia il Tempio di Giove Melichio, il più piccolo della città, nel quale sono state rinvenute due grandi statue di Giove e Giunonee un busto di Minerva. La Via Stabiana termina alla Porta di Stabia, una delle più antiche di Pompei.
![Foto](/uploads/1/1/6/9/116934250/p-stabia_orig.jpg)
Porta Stabia
Fiancheggiata da mura in opera quadrata di pietra calcarea, è considerata una delle più antiche della città. Nell’androne c’è un’iscrizione viaria in lingua osca; all’esterno, una lapide romana ricorda il lavoro di pavimentazione stradale fatto dai duoviri L. Avianius e Q. Spedius.
Fiancheggiata da mura in opera quadrata di pietra calcarea, è considerata una delle più antiche della città. Nell’androne c’è un’iscrizione viaria in lingua osca; all’esterno, una lapide romana ricorda il lavoro di pavimentazione stradale fatto dai duoviri L. Avianius e Q. Spedius.