Le elezioni
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Il momento più importante per la vita pubblica era quello delle elezioni, caratterizzato dalla partecipazione qualificata ed attiva dei cittadini, anche di coloro che non avevano diritto al voto. Per aprire la campagna elettorale bisognava attendere che i candidati avessero manifestato la loro volontà di concorrere per quelle cariche al magistrato incaricato di presiedere lo scrutinio, e che i nomi fossero pubblicati.
Solo allora poteva iniziare la campagna delle raccomandazioni elettorali che era la parte più viva, più dinamica e più sentita dagli elettori e che di fatto coinvolgeva enormi masse di cittadini. Non vi era preclusione per nessuno anche perché i mezzi di comunicazione erano limitati: oltre alla propaganda orale e alle raccomandazioni, non rimanevano infatti che le scritte murali o i manifesti, dipinti sui muri con vernice rossa o nera su uno strato di intonaco.
Solo allora poteva iniziare la campagna delle raccomandazioni elettorali che era la parte più viva, più dinamica e più sentita dagli elettori e che di fatto coinvolgeva enormi masse di cittadini. Non vi era preclusione per nessuno anche perché i mezzi di comunicazione erano limitati: oltre alla propaganda orale e alle raccomandazioni, non rimanevano infatti che le scritte murali o i manifesti, dipinti sui muri con vernice rossa o nera su uno strato di intonaco.
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La propaganda elettorale trovava ambiente favorevole nelle taverne e thermopolia, dove davanti ad un piatto caldo si discuteva meglio sui meriti di un candidato. Le scritte elettorali sono state rinvenute per la maggior parte lungo le vie più importanti, nelle zone più trafficate o sui muri delle case dei cittadini più influenti; la maggior parte dei manifesti che sono giunti a noi appartengono all’ultimo periodo di vita di Pompei, cioè agli anni che vanno dal 62 al 79 d.C.
Per quanto riguarda le votazioni, avevano diritto al voto tutti i cittadini liberi e di sesso maschile senza distinzione di censo e di ceto sociale. La città era divisa in circoscrizioni elettorali, che non erano altro che i quartieri; il cittadino, il giorno stabilito per le votazioni, si recava nel Foro dove c’era un edificio, il Comitium, già suddiviso in settori, e ordinatamente votava nella sezione a cui apparteneva.
Il voto veniva espresso per iscritto su una tavoletta cerata; ultimate le votazioni si procedeva allo spoglio e i risultati venivano resi noti, sezione per sezione, al presidente dell’assemblea elettorale che provvedeva a riunirli e a proclamare gli eletti per ciascuna delle cariche. Vinceva chi fosse stato designato nel maggior numero di sezioni, quindi non bastava avere il maggior numero di voti in assoluto, per essere eletti, ma bisognava piuttosto assicurarsi il successo in più sezioni